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Viaggio nel tempo con M4

S. Ambrogio

La basilica di Sant’Ambrogio, che noi tutti apprezziamo nelle sue forme romaniche, è stata fondata dal vescovo Ambrogio in un luogo speciale di Mediolanum, che all’epoca era capitale dell’impero romano.

Si trovava, infatti, all’esterno della città, vicino al cimitero ad martyres, che accoglieva piccole celle in memoria dei martiri. Fra questi, i santi Gervasio e Protasio, le cui spoglie furono traslate da Ambrogio nella nuova basilica consacrata nel 385-386 d.C. come basilica martyrum. La dedica ad Ambrogio, qui sepolto, avvenne solo dopo la sua morte nel 397 d.C.

La parte meglio conservata del complesso paleocristiano è il sacello di San Vittore in Ciel d’Oro, databile tra la metà del V e il VI secolo d.C. Qui erano custodite le reliquie del martire Vittore, venerato insieme a Satiro, fratello di Ambrogio.

La decorazione a mosaico lascia a bocca aperta: domina la cupola San Vittore, mentre i vescovi Ambrogio e Materno stanno sulle pareti, attorniati rispettivamente dai martiri Gervasio e Protasio, Nabore e Felice.

  • I dintorni

    In epoca paleocristiana sono numerosi gli edifici cristiani che sorgono nei dintorni del cimitero e della basilica martyrum, venendo a costituire uno dei luoghi più importanti della spiritualità dei milanesi, sebbene pochi di questi siano sopravvissuti fino a noi.

    Ai sacelli dei martiri e alle basiliche si aggiungono, a partire dall’età altomedievale, i monasteri, fra cui quello di Sant’Ambrogio e quello che affianca la chiesa di San Michele sul Dosso, ricostruita all’epoca degli Sforza sul terrapieno delle mura medievali.

    Non lontano, infatti, correva la cinta muraria dotata di una pusterla, ricostruita nel 1939 utilizzando alcuni materiali originali su progetto di Gino Chierici; appena oltre, in corrispondenza dell’odierna via Carducci, scorreva il Naviglio di San Girolamo.

    Lo “stradone di Sant’Ambrogio”, richiamato nella conformazione dalla recente sistemazione di piazza S. Ambrogio, costeggiava a ovest la basilica collegando le contrade di San Michele sul Dosso e di Porta Vercellina, ma anche ospitando fino a tempi recenti mercati e fiere, fra cui quella degli “Oh bei! Oh bei!”.

  • La necropoli di Sant'Ambrogio. Il più grande cimitero di Mediolanum

    Quanti, fra coloro che frequentano i dintorni di Sant’Ambrogio, sanno che sotto ai loro piedi si trova l’area funeraria più estesa e più densamente occupata fra quelle note dell’antica Mediolanum?
    È stata utilizzata per molti secoli a partire dal I-II secolo d.C., ma soprattutto quando la basilica martyrum con il cimitero ad martyres divennero luoghi-chiave della spiritualità ambrosiana.

    Vi sono diversi nuclei funerari pagani o cristiani, tutti esterni alla cinta muraria romana: in largo Gemelli e via Necchi – via Santa Valeria, in piazza Sant’Ambrogio a ovest della Basilica e fra via Lanzone e i cortili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, certamente il più ricco di sepolture e il meglio conosciuto.

    La “colonna del diavolo” di fianco alla basilica e le lapidi esposte nell’atrio di Ansperto ricordano il rinvenimento di monumenti funebri già nei tempi passati.

    A questi bisogna aggiungere l’area funeraria in prossimità della basilica di San Vittore al Corpo, racchiusa da un recinto ottagonale. I resti del recinto, che oltre alle sepolture più comuni proteggeva il mausoleo imperiale, anch’esso di forma ottagonale, sono oggi visibili nei chiostri del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”.

  • La necropoli di Sant'Ambrogio. Le nuove scoperte

    Per la realizzazione della stazione M4 Sant’Ambrogio nel 2016 si è reso necessario spostare una fognatura nell’area antistante la chiesa di San Michele sul Dosso.

    Lo scavo, che si prevedeva particolarmente delicato perché indagava il terrapieno su cui è stata costruita la chiesa, ha infatti evidenziato la presenza di numerose sepolture, in parte già sconvolte da interventi precedenti.

    Tuttavia qualcosa di molto interessante si è salvato: le sepolture di sette individui, risalenti all’età romana. Tre tombe sono a inumazione e una di esse è bisoma, cioè contiene due corpi. I defunti erano forse stati sepolti in casse di legno. Due delle tre tombe a incinerazione conservano la forma rettangolare della cassetta in laterizi che probabilmente conteneva le ceneri del defunto, insieme al terreno nerastro del rogo per la cremazione.

    Grazie a questo scavo i limiti noti del cimitero ad martyres si estendono ulteriormente a sud-ovest.